Nel 1932 prende parte
a una mostra collettiva alla Galleria del Milione e nel 1933 espone una serie di busti alla Triennale
Nel 1934, alla Galleria della Cometa di Roma, Giacomo Manzù tiene la sua prima grande mostra, insieme ad Aligi Sassu, con il
quale divide lo studio.
Con l'opera "Gesù e le Pie Donne" Manzù vince il premio Grazioli dell'Accademia di Brera per lo sbalzo e il cesello.
Nel 1936 Giacomo Manzù si reca a Parigi, con l'amico Sassu dove visita il Musée
Rodin, conosce gli impressionisti e sviluppa i primi germi di ribellione antinovecentistica che lo
porteranno ad aderire al movimento di "Corrente".
Considerato ormai fra le personalità più significative della scultura italiana, tra il 1938 e il '39 Manzù inizia la serie dei "Cardinali", ieratiche immagini in bronzo, dalla schematica struttura piramidale, avvolte nella massa semplice e potente della stola, assorte in meditazione.
Da il via al ciclo di
bassorilievi in bronzo con le "Deposizioni" e le "Crocifissioni" in uno stile classicheggiante e una poetica che si richiama a Donatello.
Negli anni '40, come reazione alla violenza della guerra, Giacomo Manzù riprende e riunisce sotto il titolo "Cristo nella nostra umanità", le opere della Crocifissione e della
Deposizione.
Nel 1941 Giacomo Manzù ottiene la cattedra di scultura all'Accademia di Brera, dove insegna fino al 1954, quando si dimette per dissensi sul programma di studio.
Non mancano i riconoscimenti: il suo nudo di "Francesca Blanc" vince il Gran premio di scultura alla Quadriennale di Roma del 1942 e, alla Biennale di Venezia del 1948, vince la medaglia d'oro
per la serie dei Cardinali.
Nel 1945 si stabilisce
a Milano e nel 1946 l'incontro con Alice Lampugnani è all'origine dell'importante opera "Grande ritratto di signora" e di un centinaio di disegni che lo terranno occupato per due anni.
Nel 1947 Manzù illustra le Georgiche di Virgilio, e viene organizzata una grande Mostra antologica dei suoi lavori al Palazzo Reale di Milano.
Nel 1954 Manzù prosegue l'insegnamento all'Accademia estiva di Salisurgo dove incontra Inge Schabel che diviene la compagna della sua vita: lei e sua sorella Sonja saranno le modelle dei suoi futuri lavori.
Impegnato per lunghi
anni alla creazione dei disegni preparatori, dei bozzetti e di tre porte di cattedrali fra cui la "Porta della Morte" per San Pietro a Roma, Giacomo Manzù ritorna alla figura a tutto tondo ed a
temi più intimi come "Passi di danza", "Pattinatori" e gli "Amanti.
Giacomo Manzù si è occupato anche di teatro disegnando scenografie e costumi, tra cui quelli notevoli per l' "Oedipus rex" di Igor Stravinskij nel 1965, per "Tristano e Isotta" di Richard Wagner
nel 1971 e per il "Macbeth" di Giuseppe Verdi nel 1985.
Lo scultore muore a Roma (vicino ad Ardea dove si era stabilito quando stava preparando la Porta della Pace e della Guerra, per la chiesa di San Laurenz a Rotterdam), il 17 gennaio
1991.